I servizi segreti italiani sono rimasti quasi in disparte durante tutto lo scandalo del Datagate ed NSA. Alcune formali dichiarazioni hanno rassicurato la popolazione: nessun attacco di spionaggio nel nostro paese. E poi nulla o quasi. Per questo abbiamo deciso di prendere contatti con la nostra intelligence.
Un percorso paziente attraverso i centralini statali, mi ha portato fino al DIS, l’ufficio che coordina le attività dell’AISI, per il controllo sul territorio, e l’AISE per il controspionaggio internazionale. Il responsabile ufficio stampa mi chiede le generalità e mi promette che sarò ricontattato da un Dirigente. Dopo qualche tempo vengo richiamato e ho la possibilità di spiegare al mio interlocutore come vorrei condurre l’intervista e mi viene data la disponibilità a poter fare qualche domanda.
L’intervista che segue è stata realizzata a più riprese: il Dirigente è stato molto gentile e disponibile, ma più volte impegnato in diverse altre incombenze e ci siamo dovuti sentire più volte. Siamo rimasti d’accordo di citarlo come “alto dirigente dei servizi segreti” per questioni di discrezione.
Se c’è una cosa che si rimprovera all’Italia è la disorganizzazione. Attualmente la vostra struttura lavora bene?
Dopo l’esordio della nuova legge, che ha portato un naturale periodo di assestamento, devo dire di sì. Diciamo che la legislazione attuale ha trovato un buon compromesso tra esigenze di sicurezza e rispetto dei diritti fondamentali.
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